Scrivo ciò che mi piacerebbe leggere.
Questa storia è sbocciata quasi per caso e mi ha molto coinvolto sul piano emozionale, oltre che su quello artistico, forse perché in essa ho voluto toccare alcune tematiche “scottanti”, e che m'interessano da sempre.
In generale, quando immagino una storia, vivo come in un film tutto mio e, tuttavia, mi piace che chiunque possa comprenderla e integrarla nella sua immaginazione, nel suo mondo. Questa è la magia della narrazione: siamo sfiorati da una dimensione parallela che sa intrigare la nostra mente e il cuore.
HYBONYX - Ediz. Phasar (Firenze)
Romanzo, 440 pagine carta avoriataBrossura di pregio con ali
È difficile capire quanto rivelare di un libro, sperando che se ne parli diffusamente ma non tanto da rivelare particolari decisivi. In realtà, temo sia una pia illusione; chiunque abbia letto qualcosa d'interessante, infatti, ne parla diffusamente, spesso rivelando il finale. Tuttavia, penso che ci sia davvero molto in questo romanzo e non credo di combinar guai dissertando un po' sulla trama, senza scendere troppo nei particolari.
Il genere è un ibrido, a dire il vero. Qualcuno lo definirebbe “fantasy” ma ciò porterebbe fuori strada perché non vi sono fate, né troll e neppure unicorni o maghi con la bacchetta magica. Direi che si tratta più di fantascienza “soft” perché la storia ha contorni cosmici ma nasce come una semplice vicissitudine dei nostri giorni, colma di vicende umanissime e di sentimenti, della ben nota risacca di speranze e di dolori che ognuno sperimenta quotidianamente. Per saperne di più, leggete (...aggiornare la pagina)
Quando ho cominciato la mia collaborazione con l'Agenzia di stampa
RIVERFLASH, essa mi ha dedicato uno spazio personale,
Il Mondo di Ylenia, su cui pubblico alcuni miei racconti, stralci di romanzi, recensioni di libri o di film a carattere esclusivamente SciFi (fantascienza) ed anche articoli che vertono essenzialmente sul mio annoso interesse verso l'esopolitica, l'ufologia e lo spazio. Tutti argomenti, questi, che trovo affascinanti al pari di tantissimi altri appassionati.
Scriverò inoltre articoli di attualità che spero siano utili a sensibilizzare il pubblico, soprattutto su tematiche di tipo sociale e ambientale. Tali articoli saranno disponibili nella sezione
Attualità ma, se li avete ormai persi, potrete sempre rileggerli nell'
Archivio che ho predisposto in questo sito.
Sono felice dell'opportunità che l'agenzia RIVERFLASH mi ha dato, e di ciò ringrazio i suoi amministratori, felice di condividere il mio lavoro con i suoi lettori.
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Nata a Roma ma cresciuta nella splendida terra di Sardegna, Ylenia Costa — che è uno pseudonimo letterario — ama raccontare sin dall'infanzia. Negli anni ha coltivato il suo amore per la scrittura creando romanzi di viaggi e d'avventure, di sentimenti, di ricerca del sé e dell'altro, sfiorando pure l'oltre.
“Ciascuno di noi possiede un suo mondo interiore, più o meno sviluppato, variamente attraente, assolutamente riservato. Ma chi fra noi riesce a materializzare parte dei suoi sogni, di solito diventa un artista, un costruttore d'idee o di cose; non vedo infine una grande differenza fra un filosofo e un architetto, tra un musicista e un fisico delle particelle o fra un ingegnere e uno scrittore, poiché tutti finalizzano un atto creativo e di profonda ricerca, sviluppandolo in un'opera compiuta che anche altri uomini possano apprezzare in un preciso contesto globale, per definizione chiamato realtà.
Questa è la ragione per cui ognuno di noi cerca di realizzare qualcosa di concreto, qualcosa che resti di là da noi stessi e che magari, per colmo di merito o di fortuna, ci ricordi ai posteri. Così pure io.
...Però, onestamente, solo per un certo aspetto! Francamente, dei posteri non m'importa un granché. Non per contraddirmi ma scrivo da tanti anni, di sicuro indegnamente, e l'unica cosa che per me ha un significato è quella di cercare, da sempre, di esprimere il misterioso tormento del mio animo, facendomi fissare sulla carta emozioni e sentimenti che si agitano dentro e che mi fanno sentire inadatta al posto in cui mi trovo, costretta in una realtà magnifica, per certi versi, ma per altri troppo deludente ed esigua perchè io possa apprezzarla appieno: ne percepisco i limiti, sogno orizzonti lontani.
È questo il motivo per cui scrivo. Se bene o male, non sta a me deciderlo. Forse un giudizio critico, a parte quello oggettivo di una doverosa “limatura” del lavoro svolto, è soltanto un mero atto di prevaricazione da parte di terze persone, vuoi per gusti diversi, vuoi per un malinteso dovere di censura. Tanti anni fa, il mio presunto talento fu stroncato con una spocchia che mi ferì profondamente, di fatto impedendomi di lavorare per un anno intero. Poi decisi che, più o meno egoisticamente, avrei scritto soltanto per me stessa, come fanno tutti coloro i quali veramente amano scrivere. Però, pur avendo ricevuto il gelido (e letterale) suggerimento di starmene a casa a far la calzetta — che non so fare, quella proprio no! — in seguito mi vennero in soccorso molte e care persone amiche, le quali ebbero la pazienza e la bontà di leggere quanto scrivevo e decisero che sarei stata una matta integrale a tenere tutto chiuso nel fatidico cassetto.
Non si può impedire al cuore di sognare, alla penna di volare sulla carta o alle dita di danzare sulla tastiera. Non si dovrebbe mai mettere un bavaglio all'anima, anche se il suo canto è rauco e stonato.
Si può e si deve insegnare ad esprimersi meglio, questo sì. Si possono fare delle osservazioni, delle critiche costruttive, fermo restando il fatto che ciascuno di noi è diverso per esperienze e sensibilità, e dunque non è possibile, in questa nostra imperfetta dimensione, compiere un'opera che piaccia a tutti. Tuttavia sono l'Arroganza e la Spocchia le due megere che proprio non sopporto: ne sono stata vittima, come moltissimi altri, e purtroppo le noto ogni giorno in un sacco di persone, d'interventi, di articoli e di concioni d'ogni genere.
Dunque attenzione, cari critici, nello stroncare con tanto brutale sarcasmo! Potreste tagliar via le dita a qualche talentuoso scrittore, avvilendone per sempre l'autostima, il che mi pare un onere sgradevole... e, sia ben chiaro, non intendo infilarmi di soppiatto nella categoria dei talentuosi, soltanto in quella dei mutilati.
Penso semplicemente che ciò che conta sia di provarci: tentare e ritentare. E, pur lasciandosi irretire dal sogno ad occhi aperti, dalla storia forte che sostiene il nostro lavoro, non accontentarsi mai della forma in cui viene fuori al primo tentativo... Un po' come l'anima che è forse bella e perfetta nell'atto della creazione ma che poi, incarnandosi in un corpo mortale, soffre nel continuo arrovellarsi per ottenere la perfezione del suo tramite concreto, del suo “veicolo” fisico per poter vivere in una dimensione materiale... Tenendo conto, oltre tutto, che quasi mai potrebbe riuscirvi!”