ESOPOLITICA E SciFi - QUALE MIA COLLOCAZIONE

di Ylenia Costa (AG.RF 01.03.2016 - ora/NP)

(Riverflash)  Il modo migliore per presentarmi è forse quello di stabilire con chiarezza che la mia posizione nei riguardi di tali tematiche è abbastanza neutra e non di parte. Non sono una “esperta” in senso stretto, non ho titoli accademici e, nomeImg_fonte!per certi versi, non avrei qualifiche specifiche per uscire allo scoperto, salvo per il fatto che chiunque ha il diritto di farsi un’opinione e di esprimerla, specialmente se nel contesto di una civiltà libera e democratica. In realtà, leggo di tematiche UFO e di Esopolitica da molti decenni, con un interesse sempre desto e, spererei, con mente aperta. Questo mi ha permesso di osservare i diversi modi in cui, da molto tempo, persone, associazioni e istituzioni si rapportano al problema specifico. Ho notato spesso, in ambito scientifico o istituzionale, contraddizioni e contraddittori fastidiosi, certi furibondi testa a testa, soprattutto sul piano mediatico, che alla fin fine risultavano controproducenti sia per l’affidabilità degli argomenti che per la fruibilità degli stessi da parte dei profani, cioè dei “lettori occasionali di notizie ufologiche” com’ero io.

  Sta di fatto che il tema ufologico e le sue profonde implicazioni sono tanto importanti e proficui, per una civiltà orientata al progresso tecnologico, intellettuale e filosofico, da non poter essere più ignorati. Mi sono ormai persuasa che tali conflitti all’interno della diatriba ufologica siano manovrati ad arte per realizzare quel “divide et impera” che vuole minare il pragmatismo dell’intero argomento, allo scopo di disinteressare il pubblico al problema. Malgrado alcuni dubbi e tentennamenti, sia di tipo intellettuale che emotivo, non mi sono mai lasciata scoraggiare dal disorientamento generale e, leggendo un po’ di tutto, mi sono infine formata un’opinione personale che mi piacerebbe condividere con i Lettori.

  Ecco dunque la ragione per cui scrivo. Se da giovanissima amavo divertirmi con amene letture fantascientifiche, il che faccio tuttora!, crescendo mi sono resa conto che spesso la fantascienza non è che un precursore della scienza futura. Ben lo sapeva il buon Jules Verne, che riuscì ad ipotizzare concetti modernissimi quali le metropoli collegate da monorotaie, i viaggi spaziali e la terra cava; cose che a noi risultano ineccepibili e normali, o quanto meno ipotizzabili, ma che sul finire dell’Ottocento parevano a chiunque delle folli allucinazioni. Quando mi sono accostata al problema ufologico, mi sono resa conto di avere già interiorizzato molte teorie che, alla luce del nuovo materiale acquisito, prendevano corpo e un senso compiuto. Come dicevo, ho letto un po’ di tutto e, col buonsenso e l’esperienza, ho cominciato a scartare tutto ciò che subodoravo essere fuorviante o mistificato ad arte, ciò che poteva costituire una manipolazione della realtà o anche soltanto una visione troppo partigiana e totalitaria di alcuni aspetti, di conseguenza precludendo altre realtà parimenti concrete.

  La visione d’insieme, a mio parere, è sempre preferibile al frazionamento di una tematica nelle sue materie costitutive; in altre parole, l’analisi di determinati campi di studio è utile per raccogliere informazioni ma, senza un confronto costruttivo e privo di preclusioni verso ogni possibile altra branca d’indagine, non si potrà mai avere un quadro realistico e onesto del problema (o della sua risoluzione). Nello specifico, si potrà certamente studiare l’aspetto tecnologico del fenomeno UFO – e dunque indagare su avvistamenti per ricavarne competenze scientifiche avanzate di matrice extraterrestre, da cui deriva la famosa retroingegneria aliena – ma tuttavia, se non si indaga su chi mai possa o voglia utilizzare quel tipo di tecnologia, non si avrà il quadro completo della situazione!
Sarebbe come se noi, alieni capitati per caso sul pianeta Terra, osservassimo il traffico di veicoli su un’autostrada e scendessimo a studiare un’automobile fin nelle sue minime parti, scoprendone le dinamiche fisiche, il funzionamento del motore, la fonte di propulsione e la raffinatezza del comfort nell’abitacolo, senza però voler scoprire chi ne sia il conducente e senza interessarsi mai alle persone che quel veicolo hanno inventato e utilizzato. Purtroppo, invece, ho notato che molta parte della vecchia “ufologia” è rimasta attaccata allo studio delle evidenze tecnologiche, pur reali, glissando o evitando di approfondire la conoscenza di coloro i quali, di quelle tecnologie, fanno per l’appunto un congruo utilizzo.

  UFO, come molti sapranno, è l’acronimo delle parole inglesi Unidentified Flying Object, ossia Oggetto Volante Non Identificato (in italiano, in effetti, l’acronimo è OVNI). Ormai, ho compreso da tempo che UFO non è sinonimo di Entità Aliena o di Persona Extraterrestre, malgrado spesso si senta dire indifferentemente di un ricognitore discoidale o di un alieno: “Guarda, un Ufo!”. In definitiva, sarebbe come paragonare [ErrataCorrige: confondere] la vettura al pilota! Chi utilizza l’automobile NON è l’automobile ma, quanto meno, qualcosa di più evoluto ed intelligente e, a meno di non essere androidi in stile I, Robot, chi adopera la tecnologia non ne è parte integrante.

  Ecco perché oggi, più che di ufologia, si tende saviamente a parlare di esopolitica, ossia di una amministrazione personale, sociale e anche istituzionale orientata ai rapporti con intelligenze non terrestri. In questo caso, si pone in essere una relazione diretta fra l’umanità e specie diverse da essa o comunque, pur umane o umanoidi, non provenienti dal nostro pianeta. Credo sia tempo di alzare lo sguardo ai piloti che ci visitano, di osservare con più attenzione se siano visitatori benevoli – come mi pare di aver capito che in gran parte siano – o pessimi “automobilisti spaziali” in cerca di stazioni di rifornimento da saccheggiare, caso più raro ma che la Terra, a mio parere, ha già sperimentato nel suo passato, pagandone ancor oggi il pesante dazio. Ma questa è un’altra storia di cui forse scriverò più avanti.

  Quel che vorrei qui sottolineare è che ormai la consapevolezza dell’esistenza di popoli e civiltà diverse da quella umana e terrestre è largamente accettata e diffusa, più di quanto media ed esperti vorrebbero credere o lasciar intendere. Se ne parla nelle scuole, nelle case, in ufficio. Ne parlano indifferentemente impiegati, adolescenti e persino casalinghe… Indubbiamente, non è un argomento frequente ma quella preclusione mentale che prima impediva a chiunque, me inclusa, di esprimersi sull’argomento, oggi è caduta ed è molto più facile chiacchierare e confrontarsi in materia, sia pure a livello salottiero. Se ne discute sempre più spesso e in ogni ambito, a dispetto di chi vorrebbe ridicolizzare l’argomento utilizzando strumenti popolari come i format televisivi, molte pellicole cinematografiche e svariate pubblicazioni scientifiche.

  Del resto, trovo affascinante la possibilità, ormai sempre più concreta, che persone diverse e spesso più civilizzate di noi possano interagire nella nostra esistenza quotidiana, donandoci nuova consapevolezza di noi stessi e dell’ambiente in cui viviamo, il che non può che comportare per tutta l’umanità dei benefici effettivi. E, in questa visione “esopolitica” del futuro terrestre colloco il mio personale interesse e la mia dedizione.

Torna al Sommario